venerdì 13 giugno 2014

Comeana e Artimino: la capitale degli etruschi

Carmignano è stata culla della civiltà etrusca e, dove adesso sorge ad Artimino la Villa dei 100 camini o La Ferdinanda esisteva, forse, proprio la città etrusca più grande della Toscana; infatti, dopo la scoperta di un’altra città etrusca non molto distante da qui (Bisentium – l’attuale Prato), essa lo era.
Prima di parlare di Artiminus, nome romano che ricorda questa città, seguiremo un percorso che partirà da Comeana e che ci condurrà a Artimino, ove terminerà il viaggio che ci farà scoprire il fulcro più dinamico degli etruschi sulle colline carmignanesi.
Raggiungeremo Comeana lasciando l’automobile nel parcheggio del cimitero oppure in quello sulla destra (più grande); percorrendo via Lombarda (che conduce in paese), svolteremo a sinistra su Via Montefortini dove a pochi metri troveremo l’ingresso al bellissimo complesso del Tumulo di Montefortini (foto 1 e 2).
Visibile appena entrati nel cortile, grazie ad una tettoia, il Tumulo è composto da due tombe; la prima è una camera scavata nella roccia e vi si accede grazie ad un “ampiodromos” di 13 metri che porta al vestibolo di forma quadrangolare di dimensione 2,10 x 2,50: la camera sepolcrale in cui si entra è perfettamente rettangolare ed un perfetto esempio di architettura etrusca nel periodo orientalizzante; le sue dimensioni sono 4,50 x 2,55.
All’interno della tomba si può inquadrare una mensola ove vi erano deposte le urne cinerarie. La tomba subì un primo saccheggio già nel 200 a.C.; nonostante diversi saccheggi essa ha restituito diversi cimeli di pregio come urne cinerarie in ceramica grezza oppure coppe di bucchero.
Al centro del tumulo è ubicata l’altra tomba sepolcrale: scoperta solo nel 1982, essa è un sepolcro a“tholos”, la cui struttura è crollata, forse a causa di un terremoto, e saccheggiata già in tempi antichi; essa ha un diametro di 7 metri, realizzata in arenaria con pilastro centrale: internamente sono stati ritrovati una “fibula” in ferro, frammenti di avorio, gusci di uova di struzzo decorati, vetri blu egizi, frammenti di bucchero ed ambre.
Ritornati al cimitero, prendiamo il piccolo sentiero in salita sulla sinistra: esso ci conduce, dopo circa 50-60 metri al Tumulo dei Boschetti.
Di questa tomba rimangono solo le pareti, che raggiungono un’altezza pari a circa 1 metro, costruite in grandi lastre di arenaria; oltre al “dromos”, ossia il corridoio d’accesso adesso interrato, si apre un piccolo vestibolo, con evidenti segni di sciacallaggio, pavimentato come la camera attigua. Sul fondo di questa vi sono alcune lastre verticali, che dovevano servire per la deposizione funebre, pare solo per due personaggi alla fine dell’ottavo secolo dopo Cristo. Essa fu scoperta nel 1965 e, all’interno, vi furono trovati solo frammenti di corredo.
Da Comeana prendiamo per Stazione, dove in località Lazzera troviamo il bivio per Artimino, altro fulcro etrusco di notevole importanza ed interesse.
La strada sale finché non assume un bivio: prendiamo a sinistra, costeggiano la Villa dei 100 camini, finché non osserviamo uno spiazzo in fondo alla villa ed un incrocio, con strada sterrata a destra; qui dobbiamo parcheggiare.
Discendendo di qualche metro la strada che conduce a Poggio alla Malva, osserviamo un sentiero a sinistra; dopo circa 20 minuti di camminata ci troviamo nel polmone del parco archeologico di Prato Rosello.
Si suppone che esso partisse dalla località di Grumaggio per poi salire fino agli attuali terreni che appartengono alla Villa del 100 camini, costituendo quella che si ritiene una delle città etrusche più estese in Toscana e forse in Italia.
Si calcola che sono su questa collinetta vi siamo almeno 25 tombe, di cui è possibile osservarne solo 6 o 7.
La sua origine risale al terzo-quarto secolo avanti cristo e le tombe si presentano a tumulo; molte di queste strutture non hanno una sua definitività. Un luogo da dove abbiamo una ampia veduta su uno dei fiumi più importanti della Toscana, l’Arno, che dava modo agli abitanti di percepire i pericoli che provenivano dalla zona del mare ed anche dalla piana fiorentina.
Molte tombe, purtroppo, sono sciupate, sia dai saccheggi che dalle condizioni del tempo; alcuni tumuli, però, hanno rilasciato reperti estremamente interessanti.
La Tomba a pozzo di in guerriero è il caso più eclatante; all’interno del Tumulo B essa risale alla fine dell’ottavo secolo; il Tumulo C ha una scala splendidamente conservata; nel Tumulo X un’ara sepolcrale ben conservata, ma chiusa perché spesso si riempie d’acqua piovana.
Il percorso di ritorno è un po’ impegnativo, ma fattibile.
L’ultimo itinerario porta nel paese di Artimino. Lasciata l’auto o la moto nel parcheggio a lisca di pescefuori dalle mura, proseguiamo oltrepassando la porta con l’orologio, fino a raggiungere una piazzetta che si distingue per un pozzo ed un oratorio; ivi, svoltiamo a destra e ci troviamo in una piazza più grande, dove è situato l’ingresso del Museo archeologico Francesco Nicosia, un vero gioiellino di reperti etruschi.
Tutti i reperti qui custoditi provengono dai tumuli di Comeana, Grumaggio, Prato Rosello ePietramarina, altro splendido sito archeologico ai confini con la provincia di Firenze, (Capraia e Limite eVinci).
Il museo si articola su due piani: il pian terreno è dedicato al mondo dei vivi, mentre il piano inferiore al mondo del morti.
Al pian terreno si illustra la storia del mondo dei vivi, ossia la zona fortificata di Pietramarina e quella diCampo dei Fagiani, nell’area della Paggeria Medicea (zona della Villa Ferdinanda); qui molti vasi provenienti da Pietramarina ed elementi per la filatura della lana.
Al piano inferiore troviamo molti reperti provenienti dai tumuli di Prato Rosello, corredi sempre provenienti da Prato Rosello, un bellissimo incensiere in bucchero ed una serie di balsamari, sempre provenienti da quella località. A seguire diversi spazi dedicati alla scultura funeraria di età arcaica, ai reperti di necropoli provenienti da Grumolo, al bellissimo corredo da simposio proveniente da Grumaggio e alla scultura funeraria e alla necropoli di età ellenistica.
Un ampio spazio è dedicato alla necropoli di Comeana, con il tumulo dei Boschetti e il grandioso tumulo di Montefortini con le sue due tombe che hanno accolto reperti straordinari, molti dei quali presentati al pubblico per la prima volta: due incensieri e una serie di piatti e coppe su alto piede di bucchero, finemente decorati, la straordinaria coppa di vetro turchese, elementi di bronzo e una eccezionale serie di oggetti d’avorio: placchette istoriate, pissidi, figurine femminili, maschili, animali a tuttotondo fantastici e reali, elementi a traforo.
                                                      LE IMMAGINI

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